RACCOLTA ALIMENTARE ALLA COOP DI ARONA
“GRAZIE… GENTILISSIMI!”
Non è la prima volta che svolgo servizio alla raccolta alimentare presso la Coop di Via Arona, Milano, ma ne rimango sempre piacevolmente stupita.
Solitamente, almeno da quando ho cominciato anche io a partecipare a questa iniziativa, la nostra Opera Messa della Carità si associa ad un’altra realtà denominata il Villaggio della Madre e del Fanciullo.
In apparenza può risultare un’attività molto semplice da svolgere e sarete portati a dire che lo è anche nel concreto…in fin dei conti cosa ci vuole: basta chiedere a chi si approssima alle porte del supermercato se desidera riempire a piacimento un sacchetto dedicato alla raccolta e poi attendere la fatidica risposta affermativa se non anche a volte una sonora negazione o un netto rifiuto.
E ripeto, tutto apparentemente inizia e finisce con questa (altrettanto ingannevole) interazione.
La riflessione che tengo a offrirvi è molto breve e sintetica: soffermiamoci un po’ di più sul peso e sulla sostanza profonde di questo gesto. Perché è molto facile cadere nel tranello della spontaneità e della velocità con cui si “consuma” questa azione, snaturandola così del suo significato più caratteristico.
Inizierei analizzando la situazione del volontario della raccolta alimentare, in cui chiunque di noi si può identificare e in cui qualcuno si è già precedentemente identificato.
A me personalmente piace pensare che quando poniamo quella domanda non lo facciamo con semplice spontaneità ma più che altro con consapevolezza! La presa di coscienza che noi stiamo domandando per avere, ma anche qualche volta per non avere alcunché.
In quel momento noi consapevolmente usiamo e sproniamo gli altri ad usare la generosità in maniera consapevole: ci sarà chi ci seguirà in questo slancio e chi non ci comprenderà ma noi tenteremo lo stesso…purtroppo al giorno d’oggi le azioni più belle stanno diventando sempre meno pensate e sempre più spontanee… il primo pilastro che voglio lasciarvi è dunque quello della progettualità. Facciamo buone azioni, non tanto per farle, quanto per fondarle su di un progetto: un progetto sia di natura personale che di natura sociale. Progettare quindi, dando un senso profondo alle nostre azioni.
Pensando poi a chi si immedesima nel ruolo di ricevente la richiesta, ovvero di chi in quel momento ci si avvicina, a volte con un sorriso e a volte anche con vistoso sospetto, vorrei anche qui sottolineare la presenza dell’elemento del progetto e del pensiero consapevole.
Qualcuno accoglierà la nostra domanda di donare la spesa, altri invece decideranno di non farlo…pur comprendendo chi sceglie di non donare (consapevolmente !) vista la situazione sociale che ci circonda, la fragilità, la precarietà e la difficoltà in cui versa un po’ tutto il mondo in questo momento, vi invito, a conclusione di questa testimonianza, a soffermarvi un po’ di più su chi accetta di donare per noi.
Altruismo e generosità come detto prima, sono valori sempre più rari nella nostra società: cerchiamo di valorizzare chi li porta ancora come vessillo, come filosofia di vita, come proprio modo di agire.
Queste persone, nonostante la fatica che noi tutti stiamo patendo e subendo in questo particolare periodo storico, si preoccupano ancora di donare un po’ di sé all’altro: magari loro stessi possiedono poco e parte di quel poco lo donano a noi e alle opere/associazioni che noi in quel momento rappresentiamo.
Non lasciamo che anche questo scada nello spontaneo e nell’ovvio: perché in questa vicenda sarebbero proprio questi due fattori che toglierebbero ricchezza al gesto della donazione.
E quindi…quel “grazie…gentilissimi” quando riceviamo un sacchetto pieno o mezzo vuoto che sia, ci porti a riflettere su tutto questo: noi per loro e loro per noi su una base ben precisa, il progetto continuo del bene comune.
Alice Maria Chiara